In base all’analisi realizzata da InfoCamere su dati del Registro delle imprese delle Camere di Commercio per Il Sole 24 Ore, sarebbero circa 11.000 le aziende del settore edile “apri e chiudi”, che risultano iscritte dopo settembre 2020 e successivamente cessate tra aprile 2022 e settembre 2023. Una fotografia che mette a fuoco le dinamiche legate all’esplosione della domanda innescata dai bonus edilizi dopo l’emanazione del decreto Rilancio, con tutti gli effetti distorsivi che almeno in parte era facile prevedere. La brusca frenata imposta con il decreto n. 21/2022 e il successivo progressivo ridimensionamento del superbonus, con il taglio dell’aliquota al 70% per il 2023, ha portato a 10.924 cessazioni nel periodo aprile 2022-settembre 2023. Un fenomeno che ha attraversato trasversalmente il comparto costruzioni e quelli direttamente collegati, a partire dall’impiantistica, per arrivare fino a falegnameria e carpenteria, fabbricazione di porte e finestre, attività di architettura e ingegneria.
Pompe di calore e costi di installazione, il survey irlandese
Un nuovo sondaggio condotto da Fuels for Ireland e da Alliance for Zero Carbon Heating ha rivelato che il costo per installare una pompa di calore rappresenta un deterrente per il 61% delle famiglie irlandesi. Due terzi degli intervistati non hanno intenzione di...