L’industria italiana delle piastrelle di ceramica ha chiuso il 2021 con un forte incremento di produzione, vendite ed export, tale da superare i livelli pre-pandemia. La forte domanda di ceramica prodotta nella penisola proviene da tutti i Paesi del mondo e anche in Italia il mercato ritorna a crescere dopo vent’anni. Una positiva situazione che si scontra con i fortissimi rialzi nei costi di tutti i fattori produttivi, energia in primis; con la carenza di alcune tipologie di materie prime; con le difficoltà connesse ai trasporti via mare. Sono queste alcune delle evidenze emerse durante la conferenza stampa tenutasi a Sassuolo il 14 dicembre scorso, presso la sede di Confindustria Ceramica. Il preconsuntivo 2021, elaborato da Prometeia sui dati di settore, evidenzia per l’industria italiana delle piastrelle di ceramica volumi di vendite intorno ai 458 milioni di metri quadrati (+12% rispetto al 2019), derivanti da esportazioni nell’ordine di 367 milioni di metri quadrati (+13%) e vendite sul mercato domestico per oltre 91 milioni di metri quadrati (+9%). La crescita interessa praticamente tutti i principali mercati del mondo, dove le performance più positive sono negli Stati Uniti, Germania, Belgio e Paesi Bassi. La produzione è attesa superare i 430 milioni di metri quadrati, in crescita del 25% circa. “La positiva intonazione del mercato e della domanda ci consentirà di chiudere bene i bilanci di quest’anno, ma non possiamo assolutamente rallegrarci” – ha commentato il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani – “la fortissima crescita nei costi di tutti i fattori produttivi sta mettendo a dura prova la competitività presente e futura delle nostre imprese. Forse per la prima volta nella nostra storia stiamo vivendo un paradosso: siamo pieni di ordini provenienti da tutto il mondo che si scontrano con tensioni altissime sulla marginalità. La bolletta energetica dell’industria ceramica italiana era di 250 milioni di euro che, a seguito di aumenti nell’ordine del 400%, oggi si approssima al miliardo. Una esplosione di costi che, anche in presenza di aumenti nei listini, non appare sostenibile. Sono urgenti e necessari interventi per calmierare l’insostenibile situazione del gas naturale”.
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