Le linee guida sul risparmio energetico e la futura politica energetica dell’Unione Europea (“Piano REPoweEU”), recentemente pubblicate dalla Commissione europea, prevedono l’abbandono, entro il 2029, delle caldaie a gas esclusivamente fossili, contestualmente al raddoppio della diffusione di pompe di calore e a un’accelerazione nella distribuzione del gas rinnovabile. Parallelamente, viene introdotto l’obbligo di raddoppiare la diffusione delle pompe di calore e di installare pannelli solari su nuovi edifici pubblici e commerciali e nuovi edifici residenziali. Un argomento che tocca in maniera particolare i costruttori di caldaie rappresentati da Assotermica. “Innanzitutto, chiariamo che siamo in una fase d’indirizzo e ci dovranno essere ulteriori passaggi istituzionali”, dichiara Alberto Montanini, presidente di Assotermica, “per cui molte cose potranno ancora cambiare. Poi, certamente, la riduzione delle emissioni è una priorità per tutti, ma per farlo realmente e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione riteniamo che si debba abbracciare un approccio multi-tecnologico e multi-energetico, rigettando un approccio ideologico che vieti indiscriminatamente l’immissione sul mercato degli apparecchi a gas, senza considerare che vi sono interi comparti industriali che hanno lavorato e stanno tuttora lavorando intensamente allo sviluppo di tecnologie “green gas ready”, ovvero pronte a funzionare con miscele crescenti di biocombustibili e idrogeno. Tali tecnologie sono pronte o pressoché pronte per l’immissione sul mercato e per contribuire, in maniera decisiva, alla decarbonizzazione e alla riduzione delle emissioni inquinanti. In questo senso, il gas continuerà ad essere ancora importante per il settore del riscaldamento per molti anni”. Si esprime sul tema anche il presidente di Assoclima, Luca Binaghi: “I divieti paventati dal REPowerEU non riguardano direttamente le nostre tecnologie. Al contrario, il documento in questione riconosce alle pompe di calore un ruolo sempre più importante per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Le misure contenute nel piano REPowerEU ci trovano completamente d’accordo: siamo convinti che costituiranno un indirizzo strategico fondamentale per tutto il comparto che rappresentiamo e daranno un nuovo impulso sia al mercato che alle tecnologie innovative, rafforzando la crescita economica dell’Europa con ricadute positive anche in termini di lotta ai cambiamenti climatici e di indipendenza energetica. Le previsioni di crescita implicate dalla strategia – prosegue Binaghi – sono chiare: 10 milioni di pompe di calore installate in Unione europea nei prossimi 5 anni e 30 milioni al 2030, che vedono l’Italia diventare uno dei mercati più importanti. Uno scenario che comporta la necessità stringente di lavorare sulla coerenza tra normative europee e nazionali, su meccanismi di incentivazione ulteriormente premianti per le pompe di calore, sulla formazione dei professionisti e sulla valorizzazione di tecnologie sempre più intelligenti e flessibili che siano in grado di dialogare con la rete elettrica”. “Quello che è certo – concludono di comune accordo sia Binaghi che Montanini – è che uno dei problemi con i quali ci siamo sempre scontrati è stato quello di far seguire ai grandi proclami delle regole chiare e stabili nel tempo. Se siamo veramente convinti che questa sia la decade decisiva, e non potrebbe essere altrimenti, allora dobbiamo svoltare anche sotto questo punto di vista, tenendo conto di avere dalla nostra un’industria che eccelle a livello internazionale nel complesso mondo della climatizzazione”.
Pompe di calore e costi di installazione, il survey irlandese
Un nuovo sondaggio condotto da Fuels for Ireland e da Alliance for Zero Carbon Heating ha rivelato che il costo per installare una pompa di calore rappresenta un deterrente per il 61% delle famiglie irlandesi. Due terzi degli intervistati non hanno intenzione di...