L’Istat ha pubblicato un nuovo rapporto che mette a fuoco i principali indicatori che caratterizzano attualmente il persistente “gap” fra Nord e Sud Italia. La nuova analisi mette a fuoco dieci “criticità” principali, che potrebbero, almeno in parte, essere riequilibrate attraverso riforme e interventi straordinari finanziati attraverso il PNRR. Fra queste, particolarmente significative quelle relative al Pil e al calo demografico. Da oltre un ventennio il “PIL pro-capite” nel Mezzogiorno si aggira intorno al 55-58% del Centro-Nord; nel 2021 il PIL reale è di circa 18mila euro (33mila nel Centro-Nord). Tutto il Mezzogiorno si colloca sotto la media nazionale: la Regione di coda (Calabria) ha un Pil pro-capite pari al 39,5% della migliore (Trentino-Alto Adige). Si sta inoltre assistendo a una preoccupante ripresa dell’emigrazione di massa. Nel 2020, Sud e Isole hanno perso ben 42 giovani residenti (25-34 anni) ogni 100 movimenti anagrafici nei flussi interni extra-regionali (+ 22 nel Centro-Nord) e 56 su 100 in quelli esteri (49 nel Centro-Nord).
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Il terziario sempre più motore dell’occupazione
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