Sono stati diffusi nei giorni scorsi i risultati di un’indagine realizzata dal Cespec (Centro studi procedure esecutive e concorsuali, costituito da un network di magistrati), dall’Osservatorio crisi e risanamento delle imprese (Ocri) dell’Università degli Studi di Bergamo e dal dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia, relativa a circa 3.000 procedure di concordato avviate tra il 2009 e il 2015. La dimensione media delle imprese che accedono al concordato, facendo riferimento al numero di dipendenti è pari a 31; per quanto riguarda i settori, la percentuale maggiore è rappresentata dalle imprese del settore manifatturiero, seguite da quelle del commercio e delle costruzioni. Il 70% del campione (che è pari a circa il 30% del totale di tutta Italia) evidenzia come il 70% sia di natura liquidatoria e solamente il 30% in continuità. I tassi di recupero proposti ai creditori chirografari sono in media pari al 27% per i concordati liquidatori, al 34% per i concordati in continuità diretta e al 22% per i concordati in continuità indiretta. Il tasso di recupero effettivo nei concordati liquidatori è pari in media al 19%. La durata complessiva delle procedure di concordato, a partire dal deposito del piano fino alla decisione relativa alla sua omologazione, è pari a 287 giorni, mentre il tempo medio dalla domanda alla decisione circa la sua ammissibilità è di 54 giorni. La quota di crediti privilegiati sul totale del passivo è pari a poco meno del 30%. I maggiori detentori di crediti chirografari sono le banche (42%) e i fornitori (31%). [Fonte. Sole24Ore]
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