La crisi del canale di Suez, con i continui attacchi ai convogli commerciali da parte del gruppo armato yemenita degli Houthi e l’operazione anglo-americana contro queste azioni, rischia di mettere fortemente in crisi i principali porti dell’Adriatico, con pesanti ripercussioni anche per l’economia nazionale. Dal 28 dicembre, nel porto di Trieste non arrivano più navi portacontainer. Si rischia di andare incontro a una carenza di materie prime, in primis l’acciaio, con un significativo aumento dei costi e potenziali conseguenze negative nella realizzazione del PNRR. L’industria italiana necessita di materie prime, come ferro e acciaio, ma anche di prodotti elettronici, a partire dai microchip. Se gli scambi commerciali si fermano, creando carenza di materie prime, e i costi energetici salgono, i contraccolpi già segnalati dai produttori e dai distributori della filiera potrebbero presto farsi sentire anche sui consumatori. Si segnalano infatti già rilevanti ritardi nelle consegne. I rischi di questa situazione sono stati evidenziati nel comunicato stampa che Federcostruzioni (di cui ANGAISA fa parte, in qualità di socio aggregato) ha diramato il 16 gennaio scorso.
Pompe di calore e costi di installazione, il survey irlandese
Un nuovo sondaggio condotto da Fuels for Ireland e da Alliance for Zero Carbon Heating ha rivelato che il costo per installare una pompa di calore rappresenta un deterrente per il 61% delle famiglie irlandesi. Due terzi degli intervistati non hanno intenzione di...