I redditi delle famiglie ripartono, con un’accelerazione che dà gas anche ai consumi. A inizio anno non è così solo il Pil a rialzare la testa. Il vento comincia a girare anche a favore dei bilanci domestici. Aumenti decisi quelli registrati dall’Istat per il primo trimestre del 2017, tanto che per trovarne di migliori si deve tornare indietro di sei anni. E ancora più in là con il tempo bisogna andare, addirittura al 2000, se, per il periodo gennaio-marzo, si vuole trovare un deficit più basso del 4,3%. Intanto, però, torna a salire la pressione fiscale, mentre gli investimenti pubblici segnano ancora un calo, il quinto consecutivo. Nella raffica di cifre diffuse dall’Istat, che venerdì scorso ha fatto il punto sia sui conti dello Stato che su quelli delle famiglie, a sorprendere è l’aumento dei redditi, definito “significativo” dagli stessi tecnici dell’Istituto. Rispetto all’ultimo trimestre del 2016, i guadagni salgono del +1,5% che diventa 2,4% su base annua. I consumi seguono a ruota (rispettivamente +1,3% e +2,6%). Valori così non si vedevano dal terzo trimestre del 2011. Il riscaldamento dei prezzi non ha quindi impaurito gli italiani, che hanno speso una buona fetta della loro entrate. E adesso si vedrà se la tendenza supererà il test dei saldi estivi, iniziati sabato in tutto il Paese. D’altra parte il potere d’acquisto tiene. Seppure una parte del reddito viene fisiologicamente bruciato dall’inflazione, quel che resta basta a far rilevare segni positivi. La capacità d’acquisto, il reddito reale, sale del +0,8% trimestre su trimestre, dopo il calo della volta precedente, e del +1,2% nel confronto annuo. In tutto ciò resta spazio per incrementare anche la quota da destinare ai risparmi (l’8,5% degli introiti familiari). Non a caso, l’Istat rileva un aumento dell’esborso dello Stato per le buste paga dei dipendenti (+0,5%). Ma allo stesso tempo risale anche la pressione fiscale, di 0,3 punti percentuali, portandosi al 38,9% nei primi tre mesi del 2017. Dal monitoraggio sui flussi delle entrate emergono aumenti sia per le imposte dirette (+1,8%) che indirette (+3,1%). Per quest’ultime potrebbero avere fatto la differenza “le risorse affluite dal sistema bancario italiano al Fondo nazionale di risoluzione (pari a circa 1,5 miliardi di euro)”. Freccia in su anche per i contributi sociali (+1,0%). Continuando a scandagliare le casse pubbliche, sul fronte delle uscite si fa sentire il rialzo della spesa per gli interessi pagati sul debito (+8,6%, pari a 1,2 miliardi in più). Invece gli investimenti fissi lordi fanno registrare un’altra discesa (-3,8%). Una voce in sofferenza quindi, che nelle intenzioni del governo dovrebbe iniziare a beneficiare della strategia di rilancio. A questo serve, per esempio, il Fondo investimenti da 47,5 miliardi che viaggia in un decreto ora all’esame delle Camere. Intanto gli investimenti non riescono a decollare neppure nel privato, dove, fa sapere sempre l’Istat, la quota di profitto resta ferma.
Pompe di calore e costi di installazione, il survey irlandese
Un nuovo sondaggio condotto da Fuels for Ireland e da Alliance for Zero Carbon Heating ha rivelato che il costo per installare una pompa di calore rappresenta un deterrente per il 61% delle famiglie irlandesi. Due terzi degli intervistati non hanno intenzione di...