Dopo il coro di polemiche suscitato dall’accelerazione sulla chiusura di esercizi e centri commerciali la domenica, Luigi Di Maio ha voluto rassicurare le famiglie: anche con la nuova stretta, il 25% dei negozi resterà aperto, in modo che in ogni quartiere ci sia sempre la possibilità di fare acquisti. Si tornerà al sistema “pre-Monti”, quando sindaci e commercianti si mettevano d’accordo per organizzare la turnazione. Voci autorevoli della GDO si sono schierate apertamente contro la proposta, quantificando in 4mila i posti bruciati e sollecitando un incontro con il governo. “Le chiusure domenicali farebbero un danno all’occupazione e al territorio, non aiuterebbero i piccoli negozi, con un solo vantaggio per le vendite on-line”, ha affermato il presidente del Consiglio nazionale dei centri commerciali (Cncc), Massimo Moretti. Peraltro, secondo le ultime anticipazioni, il disegno di legge potrebbe introdurre uno stop anche per quanto riguarda l’e-commerce, consentendo di effettuare un eventuale ordine la domenica, ma rinviando la “gestione” dello stesso al giorno lavorativo seguente. In base ai dati elaborati da Cgia di Mestre, nel 2016 sono 4,7 milioni gli italiani che hanno lavorato la domenica: 3,4 milioni di lavoratori dipendenti e 1,3 milioni di autonomi (artigiani, commercianti, esercenti, ambulanti, agricoltori ecc.). Il Presidente di Confcommerico Carlo Sangalli ha puntualizzato: “Pensiamo che sia possibile individuare un punto di equilibrio tra le esigenze dei consumatori, la libertà delle scelte d’impresa e la giusta tutela della qualità della vita di chi opera nel commercio. Un punto di equilibrio particolarmente importante per il modello italiano di pluralismo distributivo, caratterizzato da una vitale compresenza di piccole, medie e grandi superfici di vendita”.