L’Italia ha già perso circa 200mila occupati rispetto al 2019 e rischia “molto probabilmente” di veder cancellato almeno un milione di posti di lavoro entro fine anno. E’ la stima dell’Ufficio studi di Confcommercio. “Ormai c’è un accordo planetario – afferma il responsabile del Centro studi Mariano Bella – sul fatto che l’Italia nel 2020 dovrebbe perdere tra l’8 e il 10% del Pil, il che vuol dire perdere tra 130 e 180 miliardi di prodotto interno lordo. E’ una previsione verosimile a cui dobbiamo credere. Dovremo quindi osservare un’analoga riduzione in termini di occupazione, o altrimenti si dovrebbe pensare che con qualche miracolo giuridico che blocca i licenziamenti, andremo avanti con una produttività che crolla del 10%. E’ impossibile”. Secondo Bella, “la perdita di occupazione si sta già vedendo. Nel bimestre marzo-aprile 2020, rispetto al bimestre gennaio-febbraio 2020, sono scomparsi 254mila occupati. Sono contratti a tempo, lavoratori autonomi, imprese individuali. Di questi, la metà ha meno di 30 anni. Nel bimestre marzo-aprile sono anche scomparse 850mila unità dalle forze di lavoro, andando a ingrossare le fila degli scoraggiati. Circa 500mila non figurano tra i disoccupati perché hanno smesso di cercare lavoro”. “L’indicatore Confcommercio che prende in considerazione cassa integrazione, scoraggiati e part time involontario – fa notare Bella – indica un disagio sociale ad aprile che non si è mai osservato nella storia economia recente. Nel 2009 il Pil è sceso del 5,3%, nel 2012 del 3%, nel 2013 dell’1,8%: le ore effettivamente lavorate sono diminuite rispettivamente del 3,4%, del 2,5% e del 2,6%. Calcolando l’elasticità delle ore lavorate rispetto al Pil, il risultato è pari a 0,8%: quindi per 1 punto di Pil le ore lavorate scendono di 8 decimi di punto. Se il Pil crollerà dell’8% e applichiamo il calcolo dell’elasticità, vediamo che il rischio è molto, molto probabilmente di perdere 1 milione di occupati nel 2020 rispetto al 2019”.
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